top of page

Adotta un politico:poveri e con le pezze al culo! Stipendi dei parlamentari e senatori .

  • Immagine del redattore: TG24ITALY
    TG24ITALY
  • 24 set 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Dal Parlamento ai Comuni: quanto costa la politica italiana?

Gli stipendi dei deputati italiani, sia dei parlamentari che dei senatori, sono un argomento che torna ciclicamente a creare dibattito, spesso collegato a tematiche come gli sprechi della politica o i vantaggi di cui godono i rappresentanti dei cittadini.

In generale alle spese che riguardano tutto l’apparato politico, comprendendo politici, funzionari e dipendenti, dai palazzi di Roma, alle giunte comunali, passando per Regioni e Province.

Camera e Senato

I costi di funzionamento per la Camera e del Senato non sono fissi, ma possono variare di anno in anno. Dal sito della Camera e da quello del Senato è possibile conoscere stipendio e benefit di deputati e senatori. L’indennità mensile lorda di un deputato è di 10.435,00 euro. Vicina a quella di un senatore progressivamente ridotta negli anni (l’ultima volta nel 2011), 10.385,31 euro. Mentre il netto diventa circa 5mila, con delle differenze per chi fa un secondo lavoro. A questo si aggiunge una diaria (ovvero un rimborso spese per i soggiorni a Roma) che dal 2011 è di 3.500 euro (prima 4mila), sia per deputati e senatori. Per ogni giorno di assenza la diaria mensile si riduce. Dal 2010 anche il rimborso spese per l’esercizio del mandato per i deputati è diminuito, passando da 4.190 a 3.690 euro.

Ai senatori spettano, invece, 2.090 euro (dietro rendicontazione) e altri 2.090 mensili dati in maniera forfettaria. I senatori usufruiscono anche di un rimborso per le spese generali che dal 2011 di 1.650 euro. Questa voce ingloba i rimborsi per le spese accessorie di viaggio e quelli telefonici. Per i deputati, dal 2014 i rimborsi per le spese telefoniche sono stati dimezzati, passando da poco più di 3mila a 1.200 euro. Per i trasporti sia deputati che senatori hanno diritto a tessere per tutti gli spostamenti sul territorio nazionale.

Cosa comprendono i costi della politica

Deputati e senatori versano una quota in appositi fondi che non gravano sul bilancio della Camera o del Senato per l’assistenza sanitaria e l’assegno di fine mandato. Dal 2012 il sistema per ottenere la pensione è diventato contributivo, come quello previsto per gli impiegati della Pubblica Amministrazione. Dunque, deputati e senatori ottengono la pensione se hanno svolto il loro mandato per almeno 5 anni e se hanno raggiunto i 65 anni di età, che viene sospesa in caso di rielezione o di incarichi incompatibili con lo status di parlamentare.

Ma come anticipato, nei costi della politica sono incluse le spese necessarie a reggere in piedi l’intero sistema. Per esempio, il personale dipendente impiegato alla Camera ha un costo che si aggira intorno ai 208 milioni (stime del 2019, inserite nel bilancio 2017-2019), e comprende anche i contributi e gli oneri accessori. Sempre secondo le stime del 2019, per l’acquisto di beni o servizi, come gli affitti, le bollette, i noleggi, le manutenzioni, le pulizie, le spese telefoniche e postali e simili, la Camera prevedeva una spesa di quasi 81 milioni.

Volendo fare una classifica di cosa pesa di più sul bilancio, al primo posto abbiamo le pensioni degli ex deputati con 281 milioni, poi le spese per il personale, a seguire le indennità e i rimborsi spesa dei deputati con quasi 145 milioni, i costi dei deputati cessati di mandato con 142 milioni, e infine l’acquisto di beni e servizi.


Sommando a queste cifre altre voci si ottiene un totale di 974 milioni per il mantenimento della Camera e il suo funzionamento nel corso dell’anno 2019. Il bilancio si divide più o meno a metà tra le spese di funzionamento (in questa voce sono incluse anche le indennità e i rimborsi mensili dei deputati in carica) e quelle previdenziali, ovvero quelle per le pensioni agli ex deputati e agli ex dipendenti. Mentre il bilancio 2019 del Senato prevedeva una spesa totale di 544 milioni di euro, anche in questo caso diviso più o meno equamente tra spese di funzionamento e spese di natura previdenziale. La spesa più alta è quella che riguarda le pensioni del personale in quiescenza, con circa 149 milioni.

Tenendo conto del bilancio della Camera del 2019 che vede 145 milioni di euro spesi soltanto per indennità e rimborsi dei parlamentari.


I costi della politica locale

A rendere noti i costi della politica locale è la delibera della Corte dei Conti sull’andamento della spesa per il personale degli enti territoriali. Gli enti territoriali (Regioni, Province autonome, Province, Città metropolitane e Comuni) occupano 483 mila dipendenti. Questi comprendono personale dirigente, segretari comunali/provinciali e direttori generali e personale con qualifica non dirigenziale. Nel 2017 la spesa totale, ripartita per tipologia di ente territoriale e per qualifica del personale dipendente, complessivamente, ammonta a circa 14 miliardi di euro (di cui 2,75 miliardi per le Regioni, 904 milioni per le Province e le Città metropolitane, 10,32 miliardi per i Comuni).

La spesa media è un indicatore dell’evoluzione delle retribuzioni in relazione alla numerosità dei dipendenti. La spesa media per un dipendente regionale ammonta a circa 34mila euro. 27mila euro relativi per un dipendente comunale. 28mila euro per un dipendente provinciale. Per il personale dirigente e le altre posizioni apicali è invece di circa 94 mila nelle Regioni, 84mila nei Comuni e 103mila nelle Province. I comuni costituiscono gli enti la cui spesa risulta maggiore (per evidenti ragioni numeriche, i comuni in Italia sono 7.903). Tuttavia, il dipendente regionale è quello che “costa” di più.

Regioni e Province

Al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente della Regione e ai componenti della Giunta regionale – consiglieri e non – spetta un’indennità di carica, un’indennità di funzione e il rimborso spese di esercizio del mandato. La cifra di 13.800 euro lordi è prevista per il Presidente della Giunta regionale e per il Presidente del Consiglio regionale; 11.100 euro lordi per i consiglieri regionali senza ulteriori funzioni.

La Legge Delrio, che ha istituito le città metropolitane, ha profondamente ridefinito l’ordinamento delle province. Originariamente tutti gli incarichi provinciali erano a titolo gratuito. L’art. 57 quater del decreto-legge 26 ottobre 2019, n.124 ha istituito un’indennità di funzione minima per l’esercizio della carica di sindaco e per i presidenti di provincia. L’indennità è a carico del bilancio della provincia ed è determinata in misura pari a quella del sindaco del comune capoluogo. Non è cumulabile con quella percepita in qualità di sindaco.

I consiglieri provinciali non percepiscono alcun compenso. È previsto un rimborso spese per la partecipazione ai Consigli provinciali e alle cosiddette missioni per cui abbiano ricevuto apposita delega firmata dal presidente. Lo stanziamento annuo a bilancio è, complessivamente, di circa 3.000 euro.

Comuni

Il decreto interministeriale 119 del 4 aprile 2000 sancisce che le indennità di sindaci, assessori e consiglieri comunali sono stabilite in relazione alle categorie di amministratori e alla dimensione demografica. La legge 266 del 2005 di contenimento della spesa pubblica stabilisce che le cifre indicate nella tabella contenuta nel decreto vanno ritoccate al ribasso del 10%. Le legge Delrio del 2014 ha poi consentito modifiche al numero di consiglieri e assessori comunali a patto che la spesa pubblica resti invariata.

L’indennità di funzione spettante ai sindaci dei comuni con popolazione fino a 3 mila abitanti è incrementata fino all’85% della misura dell’indennità spettante ai sindaci dei comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti. L’indennità di funzione di un sindaco di un comune sopra i 30 mila abitanti è invece di 3.460,26 euro lordi al mese. L’importo spettante agli assessori viene calcolato in percentuale rispetto all’indennità del sindaco, con scaglioni in base ai residenti

Tagli nel corso degli anni

Le elevate spese di funzionamento sono tra le principali accuse che vengono rivolte alla politica italiana. Da un’indagine condotta da Truenumbers, è emerso che il costo del Parlamento italiano si è mantenuto stabile negli anni.

Il Quirinale nel 2015 ha deciso di diminuire di 4 milioni di euro i costi.

A saltare all’occhio sono i costi riguardanti la Presidenza del Consiglio, che sono aumentati dell’84,84%. Soltanto nel 2018 si è registrato un calo effettivo delle spese dell’8,73%. .

Non trattandosi tuttavia di costi fissi, è possibile solo fare ipotesi sugli effettivi risparmi, a partire dai dati preesistenti.

Sprecopoli continua con la fase due : tutti i politici hanno diritto ad un serie di vantaggi senza misura .

Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn

©2020 di TG24ITALY. Creato con Wix.com

bottom of page